sabato 3 ottobre 2009

Le tecnologie non servono

cavallotroia1

Le tecnologie non servono. Per una buona didattica, le tecnologie non servono.

Abbiamo il dovere di dirlo forte e chiaro. Abbiano il dovere di urlarlo ad alta voce.

Nessuno strumento didattico ha mai fatto la differenza tra le cose fatte bene e quelle fatte male.
Se continuassimo a tessere l’elogio acritico del potere salvifico delle tecnologie, creeremo solo degli illusi, prima, e dei delusi, poi.
Un bravo insegnante, quello che è in grado di dare un valore aggiunto alla propria didattica usando le tecnologie, sa far bene il suo mestiere ancor prima dell’uso delle tecnologie.
L’insegnante mediocre non migliorerà di certo il suo insegnamento usando le tecnologie. Mediocre era e mediocre rimane. Con o senza le tecnologie.
A nulla valgono le litanie che si sentono sempre più di frequente in convegni, corsi, chiacchierate: le tecnologie non sostituiscono l’insegnante, le tecnologie sono solo degli strumenti e l’importante è come si usano.

Ovvietà, banalità … concordo C *

Dette oggi, sembrano più un maldestro tentativo di rimediare ad un approccio approssimativo se non fallimentare, che un approccio riflessivo-critico.

Queste affermazioni andavano fatte cinque, dieci anni fa quando si cominciava a parlare di tecnologie a scuola, quando sono iniziate anche le prime mistificazioni intorno alle tecnologie nella didattica.

A quel tempo i piazzisti di tecnologia dovevano vendere il prodotto senza se e senza ma, novelli venditori porta a porta di lozione per capelli.
Nessun dubbio doveva essere instillato, nessun distinguo doveva esser fatto, nessuna cautela doveva essere suggerita altrimenti gli insegnanti, già titubanti ad ogni innovazione per natura, avrebbero avuto buon gioco a resistere anche a questa “innovazione”.
Adesso che la terza onda di insegnanti (complici le LIM e le Classi 2.0) si sta abbattendo, come uno tsunami, nel mercato delle speranze e delle illusioni tecnologiche va fatto, responsabilmente, un discorso chiaro che non illuda nessuno, affinché nessuno creda di trovare scorciatoie ad un serio, duro, lungo, a volte frustrante, lavoro di sviluppo professionale.
Basta, anche, con lo slogan che vede le tecnologie come il cavallo di Troia del miglioramento e dell’innovazione. Si entra nella città da espugnare per la porta principale, alla luce del sole. Con sotterfugi non si va tanto lontano.
Anche perché non vedo tanti Ulisse tra quelli che si affannano a costruire il fantomatico cavallo.
L’unica cosa sensata che si può fare, oggi, a proposito di tecnologie e didattica è dimenticare le tecnologie, di fare come se non esistessero. Di non parlare più di tecnologie come strumenti a sé stanti. Di non iniziare nessun discorso “sulle” tecnologie, di non fare nessun progetto di (pseudo) innovazione con il focus sulle tecnologie.
Bisogna ri-partire dalla didattica e dall’apprendimento; da un problema di insegnamento o, meglio, di apprendimento; da un obiettivo … e nel loro contesto trovare – se del caso – un ruolo per le tecnologie.
Tutto il resto è mistificazione, è apologia di innovazione, è pura illusione.
A meno che non si voglia fare una riedizione di “prendi i soldi e scappa”.

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Queste riflessioni mi sono state provocate da riflessioni e testimonianze di C., insegnante e collega in “La scuola che funziona” a seguito della sua partecipazione ad un evento che solo sprovveduti ed ingenui possono definire “di alto livello”, evento che – accanto a qualche raro elemento di pregio – ha segnato il trionfo della banalità e del luogo comune intorno alla didattica con le tecnologie.
Un’ennesima prova che le tecnologie nella didattica sono spesso, oggi, un pretesto per tanti parrucconi e furbacchioni per fare gli interessi di bottega, e per rinforzare le rendite di posizione.
Questo sia detto con il massimo rispetto per quei pochi che, anche all’università, la prendono seriamente.


Fonte : http://www.giannimarconato.it